Musica e videogames: qual è il valore di una colonna sonora

Il rapporto intimo tra musica e videogames è stato analizzato in modo sempre più approfondito. Ora, per chi non fosse appassionato o ferrato sull’ argomento, questa tematica potrebbe risultare un po’ stravagante, mentre in realtà sono quasi quarant’anni che le musiche composte e realizzate per i videogiochi costituiscono un elemento importante, se non fondamentale per la fortuna critica e il successo di un titolo. In principio ci furono gli arcade games; ma tutto iniziò durante la seconda parte degli anni settanta del secolo scorso. All’epoca era una formula di intrattenimento pop, per merito delle console che le case da gioco iniziarono a distribuire.
Le origini delle musiche per videogiochi
A quei tempi le musiche erano incise su cassette o direttamente attraverso gli LP, i cosiddetti vinili. Si parte quindi con delle tracce mono, per poi approdare a un suono più pieno e stereofonico. A puntare molto sulla composizione delle musiche e delle colonne sonore per videogiochi fu ancora una volta la Namco. Per chi non la conoscesse bene si tratta della casa di giochi che realizzò uno dei giochi più importanti per una intera generazione: Pac-Man, titolo che non ha bisogno di grandi presentazioni, realizzato nel 1980. Le intuizioni innovative di questa software house giapponese sono davvero molteplici, ma qui ci atterremo a descrivere l’aspetto legato alle musiche e alle colonne sonore dei videogiochi. Fondamentale per questi primi titoli fu l’utilizzo dei sintetizzatori e dei campionatori, oltre agli stessi suoni computerizzati, che fanno da tappeto sonoro e da suoni ambientali per questi primi giochi avveniristici.
Una componente accessoria, che presto diventerà determinante
Oggi nonostante gli avanzamenti nella grafica, la colonna sonora di un videogioco resta una delle componenti primarie dei giochi; data spesso per scontentata, la musica dei giochi realizzati dalle aziende specializzate come la microgaming resta un fattore centrale per quanto riguarda il trittico animazioni-suono-grafica che rende l’esperienza di gioco immersiva e coinvolgente. In effetti uno degli aspetti fondamentali per restituire un’esperienza sonora gradevole e una modulazione di suoni articolati, venne fuori quando le schede audio dei computer e delle prime console vennero perfezionate. In questo svolsero un ruolo importante aziende come la Motorola e soprattutto la Yamaha, che contribuirono a migliorare la qualità dei suoni e la possibilità di estendere le tracce musicali utilizzate. A questo punto altre aziende specializzate in produzione di videogames e software si resero conto del valore che poteva avere un titolo provvisto di una reale colonna sonora musicale e non solo di suoni d’ambiente.
La rivalità tra le software house contribuisce ad alzare il livello dei titoli
La rivalità tra Sega, Namco e Konami, contribuì ad alzare l’asticella per quello che oggi è diventato un aspetto fondamentale per esprimere un giudizio su un determinato gioco. Non è un caso se quando leggiamo una recensione, oltre a una valutazione relativa al gameplay, la giocabilità, le funzioni avanzate e naturalmente l’aspetto grafico e fotografico, ci si pronuncia anche sulla qualità della colonna sonora del videogame. Nel 1982 però, con i primi arcade, non era ancora contemplato che ogni momento di gioco venisse supportato da un differente score musicale. Un titolo avveniristico come DigDug introdurrà in effetti una caratteristica basilare: la musica si interrompe o viene regolata in determinati frangenti di gioco. Andando più avanti si arriverà invece a soluzioni ancora più complesse.
Case study: Out Run firmato Sega
Uno degli esempi più validi sotto questo punto di vista arriva con il titolo Sega Out Run. Questo fortunato gioco di corsa di auto su strada era dotato della possibilità di cambiare frequenze e stazioni radio, motivo per cui vennero composte più musiche differenti, come commento per lo stesso quadro e momento in termini di gameplay. Il titolo ideato da Yu Suzuki vede protagonista una fiammante Ferrari Testarossa, che mostra un’animazione tridimensionale, considerata in anticipo rispetto ai tempi (1986). Da qui in poi per le colonne sonore dei videogiochi le possibilità saranno sempre più grandi, anche per merito di compositori che entreranno a far parte dei gruppi di lavoro volti alla realizzazione dei nuovi titoli in uscita. In pratica dopo la seconda metà degli anni ottanta, il metodo di lavoro sarà sempre più simile al mondo del cinema e dell’animazione, con un lavoro svolto in modalità sinergica, con risultati sempre più innovativi e coinvolgenti, in termini di gameplay. Oggi forse viene dato per scontato che un gioco abbia una sua colonna sonora originale, ma durante i primi anni ottanta, questo elemento era tutt’altro che scontato.
Comment